Elisa Pozzoli ha intervistato per Hashtag Magazine il maestro Michele Guaglio.
Dalle valli ossolane ai palchi dei più prestigiosi eventi musicali internazionali: una chiacchierata in tempi di Covid, con Michele Guaglio, bassista quarantaduenne con la musica nel DNA. Un diploma con lode al Conservatorio di Como, tanta gavetta, innumerevoli esibizioni live fino alle collaborazioni con i più importanti artisti del panorama musicale mondiale: da Mel Collins alla Vic Vergeat Band con la quale ha aperto i concerti per i Blues Brothers e James Brown.
EP: Cosa rappresenta per te la musica e quale è stato il tuo primo ricordo musicale ?
MG: Sono nato in una famiglia di musicisti e per me la musica è tutto. Ricordo ancora quando a 7 anni i miei genitori mi regalarono una tastierina con la quale suonavo a orecchio, nella mia cameretta per ore. La prima esibizione è stata con il violino quando frequentavo la scuola media a indirizzo musicale.
Ho fatto di questa passione un lavoro che mi ha aiutato a superare anche le difficoltà della prima fase Covid. Ho creduto profondamente all'utilità anche sociale di proporre musica dai balconi durante il primo lockdown. Era un appuntamento quotidiano che mi ha aiutato e sostenuto molto anche psicologicamente. La prima fase aveva congelato praticamente noi professionisti dello spettacolo e questo mi aveva profondamente abbattuto, ma grazie all'amore per la musica sono rimasto a galla.
EP: E se non avessi fatto il musicista ?
MG:Mi sarebbe piaciuto disegnare o fotografare ad alti livelli, ma disegno malissimo e non sono un gran fotografo!
EP:Quale consiglio daresti ad un giovane che intende intraprendere la carriera musicale?
MG: Ai miei allievi della scuola " Make Music " ( associazione fondata insieme a Marco Cassone e Marco Laurini ) consiglio sempre di non fermarsi al primo risultato che si ottiene ma andare sempre oltre: occorre studiare con dedizione perché il talento non basta. È importante investire nella formazione. Oggi è cambiato il modo di fare musica e fruirne e ciò va a discapito della parte live , visto che è più difficile fare musica dal vivo ma vi sono anche dei vantaggi, ovvero puoi mettere in rete un tuo video che può essere visto in tutto il mondo. Ad esempio ho ricevuto commenti positivi per un mio video, anche dal Giappone. Trent'anni fa sarebbe stato impossibile. E " Lots of Time " il mio primo disco da solista ha ottenuto delle buone posizioni nella classifica dei singoli categoria Jazz di ITunes Germania.
EP: Chi sono stati i tuoi maestri artistici?
MG: Devo molto per la mia formazione a Riccardo Fioravanti, straordinario bassista, a Ramberto Ciammarughi e al mio conterraneo, Fabrizio Spadea.
EP: Hai collaborato con famosi artisti, chi ti ha emozionato di più ?
MG: La scarica di adrenalina più intensa l'ho provata suonando in diretta Rai davanti a milioni di persone. Ricordo sempre con emozione quando suonai con la band di Vic Vergeat in apertura al concerto di James Brown a Piacenza e Udine. A Locarno abbiamo aperto il concerto dei mitici Blues Brothers, e tra le altre collaborazioni ricordo in particolare quella con Mel Collins, sassofonista dei Dire Straits. Ero in auto con Mel, diretti a Lugano per un concerto e ascoltavo con lui " Alchemy Live" il disco che ha fatto con i Dire Straits. È stato pazzesco !
EP: Per i 40 anni della scomparsa di John Lennon hai partecipato con Alex Gariazzo, Marco Benz Gentile e Roberto Bongianino ( "Smallable Ensemble") ad un evento sulla pagina Fb di Andrea Scanzi, a cui hanno partecipato tra gli altri anche Edoardo Bennato, Mario Biondi, Alberto Fortis, i Counting Crows...
MG: È stata una boccata d'ossigeno anche per noi artisti, fermi da molti mesi. E anche un orgoglio vedere la scritta "Domodossola" da dove suonavamo, accanto alla scritta di altre città di tutto il mondo. È stata una grande emozione. Con gli "Smallable Ensemble" abbiamo in fase di registrazione un disco omaggio a John Lennon che uscirà tra qualche mese.
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