martedì 30 luglio 2019

MEF Torino, una nuova nascita di Sara Mercadante


FACCIATA MUSEO ETTORE FICO, lato ingresso

MEF TORINO
Museo Ettore Fico

Il Museo Ettore Fico

Ideazione progetto Andrea Busto e Alex Cepernich

Progettista architettonico Alex Cepernich

Anno 2013/2014 

Città Torino, via Cigna 114

Il Museo Ettore Fico una tra le realtà espositive contemporanee più vive di Torino, vede già nella sua sede un interessante spunto di riflessione. Ideato e progettato da Andrea Busto, Direttore del Museo e della Fondazione Ettore Fico, e Alex Cepernich, è frutto di una profonda riqualificazione della struttura proveniente dalla storia industriale del Novecento torinese. L’area su cui sorge il complesso museale si colloca nell’ex complesso industriale Incet, attorno al quale, partendo da aree periferiche, il tessuto urbano si è allargato agglomerandolo al suo interno. La zona è interessata dal programma di sviluppo urbano denominato Urban Barriera finalizzato a innescare un processo di miglioramento complessivo dell’area di Barriera Milano, quartiere storico della zona Nord della città di Torino. La storia dello stabile risale al 1955 quando nasce SICME, Società Industriale Costruzioni Meccaniche ed Elettriche che nel 1965 si trasferì in Via Cigna e vi rimase fino al 2004 quando presentò istanza di fallimento. Nello stesso anno Ettore Fico scomparve e nel 2007 per volontà della moglie Ines Sacco nacque la fondazione intitolata all’artista. Si avviarono così nel 2009, le prime fasi di ristrutturazione dello stabile e la conseguente inaugurazione e apertura del Museo 2014.





Finanziato e voluto dalla Fondazione Ettore Fico, il MEF, in origine presentava una struttura assimilabile ad un grande volume vuoto disposto ortogonalmente a via Cigna, l’edificio è di pianta rettangolare con lato stretto di 10 metri circa, lunghezza di 100 metri ed un’altezza cospicua di 17 metri circa. Le peculiarità della struttura che sono state mantenute, amplificando la percezione dello spazio, sono la copertura voltata a botte e le ampie vetrate con affacci panoramici che permettono una relazione con il paesaggio urbano. Alex Cepernich ad Andrea Busto, hanno saputo reinterpretare i vasti spazi sviluppando un percorso su più livelli che tiene conto di un attento studio della luce e della contrapposizione tra volumi bianchi e puri e l’atrio in cemento armato facciavista. Ciò gli è valso il premio Architetture rivelate del 2015 con la seguente motivazione: la segnalazione intende premiare prevalentemente la chiarezza degli spazi espositivi interni risolti con dettagli semplici ed interessanti anche in ragione delle risorse dichiarate. L’edificio inoltre si propone come stimolatore di nuova vivacità culturale del contesto caratterizzato da scarsa identità.

 SICME 1955 prima dell’ampliamento  

L’edificio si apre alla città su Via Cigna con la facciata in metallo, un intervento di trasformazione dell’impatto visivo esterno con l’inserimento di un rivestimento a disegno realizzato con struttura metallica e pannelli in lamiera forata. Un monolite nero di grandi dimensioni, metafora della “lavagna” da riempire e richiamo concettuale alle scenografie teatrali, una base per la comunicazione museale in continuo mutamento, con la possibilità di installazioni artistiche a denotare il continuo fermento interno del museo, come luogo vivo e dinamico. L’atrio consente di avere accesso direttamente al percorso espositivo, attraversando lo spazio con a destra il bookshop e a sinistra il bistrot. L’aspetto di questo spazio iniziale richiama la passata architettura industriale con un sapiente uso del cemento facciavista contrapposto a volumi puri di colore bianco, in questa zona l’altezza è ridotta e illuminata con luce artificiale indiretta. Il Beton brut viene utilizzato anche nella zona dei servizi situata a metà della lunga struttura. Inizia così l’esperienza di questo ambiente segnato da continui rapporti tra volumi e luci. La progettazione ha curato in modo particolare lo studio e la valorizzazione dell’illuminazione naturale e artificiale e i relativi sistemi di modulazione e gestione della luminosità più adatta alla fruizione museale, esaltando la struttura in un crescendo
di altezze e intensità luminose.



Museo Ettore Fico, prime fasi di bonifica 2012

 Si passa dall’ingresso con luce soffusa quasi meditativa, che ritroviamo anche nel piano ammezzato, e il primo piano inondato di luce naturale. Il percorso si sviluppa su tre livelli in modo circolare, perciò proseguendo lungo il piano terra avente 5 metri di altezza, nel quale si avvicendano le sale espositive, troviamo sulla destra la sala per la didattica e la sala polifunzionale, fino ad arrivare ad una luminosissima scalinata che porta al piano superiore. Qui abbiamo un bellissimo affaccio sullo scalone inserito in uno spazio metafisico a pianta quadrata a tutt’altezza, ove si entra in un lunghissimo spazio letteralmente inondato di luce grazie alle vetrate che corrono lungo tutto il perimetro amplificando le proporzioni del volume. Il percorso espositivo termina con una zona relax in diretto contatto con la terrazza che affaccia sulla città. La vetrata strutturale garantisce continuità fattiva e visiva tra interno ed esterno. Il piano primo dunque offre uno spazio espositivo flessibile, totalmente adattabile ad eventi di varia natura.  L’itinerario verso l’uscita, a completamento del percorso circolare, discende verso il piano ammezzato con arredi bassi, trasparenze e balconate che garantisco continuità visiva con l’ingresso al piano terreno, entrambi gli ambienti ospitano il book shop. 

Georgia Sagri, galleria Antony Reynolds | Photo: Perottino – Piva – Bottallo / Artissima 2018

Il Museo dunque, anche se intitolato ad una figura molto legata a Torino, non è diventato una statica Case Museo ma ha optato per una struttura dinamica in continua ricerca ed evoluzione grazie alla vivacità di esposizioni, eventi e mostre a tema. Ultimo ma non meno importante quindi è il rapporto con le opere di Ettore Fico per il quale è stato istituito un premio destinato ad artisti emergenti. Questo riconoscimento viene assegnato a figure giovani già inserite nel clima artistico internazionale: il Premio Fondazione Ettore Fico, istituito nel 2009, arrivato alla sua ottava edizione nel 2018 è stato vinto dall'artista greca Georgia Sagri con l’opera Different faces Letizia Ragaglia, componente della giuria e direttrice del Museion di Bolzano ha dichiarato: “L’artista nell’opera “Different Faces” coniuga una intensa partecipazione ai più urgenti temi sociali e politici dibattuti in ambito globale assieme ad un linguaggio teso tra innovazione formale e sensibilità umanistica. La tradizione del disegno e della pittura materica si sposa infatti nel suo lavoro con un linguaggio concettuale poeticamente inquieto (…) L’evocazione della protesta sociale si traduce in un’idea di libertà e speranza verso il futuro: sono facce viste durante una protesta contro il razzismo”.
Le mostre dunque sono la parte che più rende viva questa splendida realtà che, pur essendo di giovane istituzione, è già a pieno titolo una delle tappe fisse dell’arte contemporanea Torinese
BIBLIOGRAFIA
 Amatori, F. (1992),STORIA DELLA LANCIA Impresa Tecnologie Mercati 1906-1969, Fabbri Editori (p.55; p.69; p.154; p.164; p.176) Castrovilli, A., Seminara, C., (2004), Storia della Barriera di Milano: 1852-1945, Associazione culturale Officina della memoria.

SITOGRAFIA
 www.museofico.it/ consultato il 1.04.2017
www.oato.it/iniziative/premio-architetture-rivelate/architetture-rivelate-2015/ consultato il 12.04.2017
 www.domusweb.it/it/notizie/2014/09/25/museo_ettore_fico.html consultato il 12.04.2017

FOTOGRAFIE
divisare.com/projects/270409-alex-cepernich-beppe-giardino-museo-ettore-fico-torino-italy consultato il 1.04.2017
atpdiary.com/artissimalive-premio-ettore-e-ines-fico/ consultato il 16/07/2019

sabato 27 luglio 2019

Greta Bragoni - Macugnaga Blues Experience


Poco prima dell'esibizione al Macugnaga Blues Experience, abbiamo intervistato la giovane cantante blues Greta Bragoni. Greta ha poi cantato, accompagnata dalla sua band, alcune cover e diversi brani originali. Ecco cosa ci ha raccontato:







sabato 20 luglio 2019

Francesco Piu - Macugnaga Blues Experience


Intervista, con birra, al talentuoso chitarrista blues Francesco Piu. La sera prima del suo concerto, alla seconda edizione del Macugnaga Blues Experience, Francesco davanti ad una pinta di stout ha risposto alle consuete 3 domande di hashtagch. Ecco cosa ci ha raccontato:






venerdì 19 luglio 2019

venerdì 12 luglio 2019

Anna Luccarini - Picture editor




Intervista alla picture editor Anna Luccarini, che ha risposto alle consuete tre domande di hashtag.ch, abbiamo parlato dell'incontro con la fotografia, del suo lavoro e dei suoi fotografi preferiti. Ecco cosa ci ha raccontato:





mercoledì 10 luglio 2019

Riflessi d'acciaio - Foto e testo di Roberto Pestarino







 Riflessi d’acciaio
Ho fatto una foto di un riflesso tanti anni fa.
Una vetrata corrosa dallo sporco, piena di righe, un palazzo dall'aspetto solenne e carico di blu appariva riflesso; la sua solennità era diventata espressione di stanchezza.. sotto si profilava una porta mal ridotta.
Poi quella foto l’ho abbandonata e dimenticata per due anni.
Ma non facciamo nulla per caso.
Facciamo le cose perché ispirati, anche se magari non lo sappiamo.
Ora cammino per le strade all'alba, nel tramonto, d’inverno e d’estate.
Cammino per cercare di rendere la bellezza e la potenza di quello che spesso giace inosservato.
Sono palazzi, cemento e ferro: precisi, compiuti, funzionali. Affascinano quelli dalle forme bizzarre, con curve improbabili ma vere.
Se li guardo bene, con un momento di calma, scopro che nascondono allegorie della nostra realtà.
Si svela un mondo incantato fatto di forme buffe, come mi sposto di qualche passo sembrano  danzare. Scompaiono e ritornano nuove.
E quanto è importante la luce!  Alle ore più estreme colpisce in maniera così inusuale, i colori si esaltano e vengono caricati di significati nelle loro forme bizzarre. Le nuvole cessano di essere al loro posto, anche una guglia finisce in basso. Le gru non sono più rigide figure in cielo un po' deturpanti.
Quanto si amplificano i colori con la luce del sole all'orizzonte: i colori caldi si accendono e quelli freddi sembrano condurmi lontano.
Le città son tutte differenti ma se osservi i palazzi da vicino, con calma diventano pezzi di un mosaico universale e ricco di racconti.
Cerco di portare gli altri con me, in silenzio, passeggiando insieme in una città caotica che ancora dorme.




















www.fotorobit.it


Christine Wiederkehr - 7 Fois

  Foto ©  Christine Wiederkehr   intervista di Michele Gavazza  Christine Wiederkehr , regista svizzera, ha ricevuto un prestigioso riconos...