foto e articolo: ©
Christian Righinetti 2025
La
78ª edizione del Locarno
Film Festival
si è conclusa lasciando ancora una volta un segno profondo nel
panorama internazionale. Dal 6 al 16 agosto, la città sul Lago
Maggiore è diventata la casa del cinema d’autore, capace di
intrecciare la scoperta di nuovi talenti con la celebrazione di icone
mondiali. L’apertura con In the Land of Arto di Tamara Stepanyan,
un viaggio intenso tra memoria e identità, ha dato subito il tono di
un’edizione all’insegna della sensibilità e della ricerca
artistica. La chiusura con Kiss of the Spider Woman di Bill Condon ha
invece regalato un ultimo abbraccio di grande cinema al pubblico di
Piazza Grande.
Il
premio più ambito, il Pardo
d’Oro,
è andato al giapponese Two Seasons, Two Strangers di Sho Miyake, un
film delicato e potente che ha conquistato la giuria per la sua
capacità di raccontare l’intimità dei rapporti umani. «Non
mi aspettavo una tale accoglienza», mi ha confidato Miyake con
emozione subito dopo la premiazione. «Locarno ha una magia unica: ti
senti parte di una comunità che vive e respira cinema in ogni angolo
della città».
Tra
le sorprese di questa edizione, anche White Snail di Elsa Kremser e
Levin Peter, vincitore del Premio Speciale della Giuria. La loro
opera, intensa e visionaria, ha saputo unire poesia visiva e dramma
umano. «Per
noi è stata una sfida enorme», hanno raccontato i due registi, «ma
Locarno ci ha dimostrato che c’è un pubblico attento e pronto ad
accogliere linguaggi diversi, anche coraggiosi».
Uno
dei momenti più emozionanti del festival è stato l’omaggio a Lucy
Liu,
premiata con il Career Achievement Award. L’attrice americana ha
presentato in Piazza Grande il film Rosemead, un dramma che l’ha
vista impegnata in un ruolo intenso e personale. Sul palco ha
ringraziato il pubblico con parole semplici ma sentite: «Essere
qui a Locarno è un privilegio. Questa piazza, questa gente, la
passione che si respira... tutto mi ricorda perché ho scelto il
cinema: per condividere storie che toccano il cuore».
Durante il nostro breve incontro, Lucy ha aggiunto sorridendo: «Non
mi aspettavo una tale accoglienza in Svizzera, è un po’ come
sentirsi a casa dall’altra parte del mondo».

Grande
attesa anche per la presenza di Jackie
Chan,
accolto come una vera leggenda del cinema d’azione. In Piazza
Grande, davanti a migliaia di spettatori, ha ricevuto una standing
ovation che lo ha visibilmente commosso. «Ho
girato film in ogni parte del mondo»,
mi ha confidato, «ma
questa piazza, sotto le stelle, ha qualcosa di magico. Qui non
contano solo i film, conta l’energia che arriva dal pubblico».
Jackie ha poi scherzato sulla sua lunga carriera: «Non
posso più saltare dai tetti come un tempo, ma vi prometto che
continuerò a raccontare storie che facciano sorridere e emozionare».

Un
altro momento memorabile è stato l’arrivo di Emma
Thompson,
che ha presentato una retrospettiva dedicata alle grandi protagoniste
del cinema europeo. Con il suo inconfondibile humour britannico, ha
conquistato il pubblico. «Locarno
è un luogo che ti fa sentire libera»,
mi ha raccontato dopo la proiezione. «Qui
si respira rispetto per il cinema e per chi lo fa. È raro trovare un
festival che sappia unire calore umano e prestigio internazionale con
tanta naturalezza».
La sua presenza ha aggiunto profondità e raffinatezza a un’edizione
già straordinaria.

Ma
non solo cinema: quest’anno il festival ha regalato anche una
sorpresa musicale di livello internazionale. Alla Rotonda,
spazio di incontro e festa parallelo al programma ufficiale, il
pubblico ha potuto assistere per la prima volta a Locarno al concerto
della Premiata
Forneria Marconi (PFM).
Una performance che ha fatto vibrare il cuore della città, unendo
generazioni diverse nel segno del rock progressivo italiano.
L’energia della band ha trasformato la Rotonda in un palcoscenico
di pura emozione, dimostrando come il festival sappia essere non solo
cinema, ma anche cultura e musica a 360 gradi.

La
cornice di Locarno, con la sua Piazza
Grande trasformata in una sala a cielo aperto,
ha confermato la magia unica di questo festival. Migliaia di
spettatori si sono radunati ogni sera, dimostrando come la settima
arte possa ancora essere un rito collettivo. Anche il regista
americano Alexander Payne, premiato con il Pardo
d’Onore alla carriera,
ha voluto sottolineare questo aspetto: «Proiettare
un film sotto le stelle, davanti a un pubblico così vasto, è una
delle esperienze più autentiche che un cineasta possa vivere».
Accanto
ai grandi nomi, non è mancato lo spazio per le nuove promesse. Le
sezioni Cineasti del Presente e Pardi di Domani hanno presentato
opere fresche, capaci di esplorare linguaggi originali. Il programma
Locarno Residency ha inoltre selezionato tre giovani talenti,
offrendo loro una preziosa mentorship che accompagnerà lo sviluppo
delle loro future opere.
Questa
edizione ha dimostrato che Locarno non è solo un festival, ma un
crocevia di storie, incontri e passioni. Tra i vicoli e le piazze
della città, tra un panino al volo, un caffè e una proiezione,
registi e attori si sono mescolati al pubblico, confermando quella
dimensione intima e al tempo stesso internazionale che rende Locarno
unico.
E
infine, un pensiero doveroso va a chi, con discrezione ma con
instancabile dedizione, racconta il festival da dietro l’obiettivo:
i
fotografi del Red Carpet.
Sempre
in corsa tra un arrivo e un saluto, sospesi
tra il palco e realtà,
sono loro a fissare nel tempo le emozioni di queste serate
indimenticabili.
Grazie
a questi fotografi, che non solo promuovono il Festival, ma anche la
regione a costo zero, Locarno non vive solo nel ricordo di chi c’era,
ma anche nelle immagini, raccontando il tempo che passa edizione dopo
edizione.