venerdì 28 agosto 2020

Ascanio Celestini - Cantastorie


 

L'attore e commediografo romano Ascanio Celestini ha risposto alle domande di Hashtag Magazine,

esprimendo idee originali e raccontando aneddoti interessanti sulle sue origini come narratore di storie.

HM: Quando e come è nata la tua passione per raccontare storie?

AC: Ho cominciato all'Università, volevo studiare antropologia e raccoglievo storie. Ricordo un contadino che incontrai a Monte Sant'Angelo, in Puglia. Andai li perché facevo ricerca sul campo. Incontro un contadino, Fausto, per strada, vedo che ha costruito delle nacchere e dei fischiotti. Comincio a fargli domande lo registro, ma quando gli chiedo di cantarmi una canzone mi risponde: " Noi cantavamo quando lavoravamo nei campi. E nei campi io non ci lavoro più, non ci lavora più nessuno. Perché te la devo cantare?" Ed è giusto, sarebbe come fare una messa funebre senza il morto. Ma se poi la messa ha un valore teatrale, letterario, musicale... è un peccato che non si possa fare anche soltanto come spettacolo. Ecco, io ho cominciato a raccontare perché in teatro è un luogo nel quale si può far vivere quel materiale orale che nella vita ha bisogno di cornici più rigide.

HM: Cosa rende una storia interessante per essere raccontata?

AC: Gianni Rodari ci confessa che per scrivere i suoi racconti li provava raccontandoli ai ragazzi. Prendeva nota dei loro commenti, accettava tutte le loro repliche. E solo in un secondo momento si metteva a scriverli. Nelle storie c'è un mistero, non sappiamo cosa ci sia veramente di buono, cosa le faccia funzionare e cosa no. Dobbiamo verificarle sul campo.

HM: Hai presentato spettacoli in posti insoliti, quanto conta il luogo per "fare" teatro?

AC: Lo spettacolo è il centro di un discorso, è come un quadro che costruisci nella tua testa prima e sulla tela in un secondo momento. Ma poi attorno c'è la cornice, il muro sul quale l'appendi. Mi ricordo di un museo atipico di piazza d'Arti a L'Aquila. I quadri stavano all'aperto. Tutto era provvisorio perché le persone volevano tornare a vivere nel loro case vere, non in quelle che erano sorte dopo il terremoto. E anche la cultura volevano riportarla nel cuore della loro città. Allora la provvisorietà di quei quadri era perfettamente relazione con la provvisorietà del contesto.

HM: con chi ti piacerebbe lavorare? Registi o attori

AC: ho lavorato soprattutto con musicisti. Mi trovo a mio agio con chi improvvisa, non ho non ha schemi troppo rigidi. Quando mi sono trovato sul palco con Paolo Fresu è stata una sorpresa. Non avevamo fatto prove e tutto è funzionato seguendo l'istinto, mettendo a disposizione quello che sentivamo. Non saprei dire con chi mi piacerebbe lavorare in futuro, posso dirti che nei prossimi giorni sarò in prova con i musicisti della PMCE  Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretta da Tonino Battista. Faremo Pierino e il lupo di Prokofiev e Pulcinella di Stravinskij, ma ci prenderemo la libertà di ri-raccontarlo e ri-suonarlo ci giocheremo come si fa con le carte: segui le regole con rigore, ma ogni partita è diversa.






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