venerdì 29 aprile 2022
Silvia Bottino - Rasoterra
sabato 23 aprile 2022
Quando da una linea nasce l'arte - Osvaldo Cavandoli
Una linea, mille significati: a volte non è che un segno distratto, altre invece si fa chiamare “retta” e diventa qualcosa di infinito. Altre, invece, si trasforma in molte altre e meravigliose figure. Un fumetto, ad esempio: incredibilmente profondo nella sua semplicità. Osvaldo Cavandoli ha fatto proprio questo, disegnando una linea e lasciando che si vestisse da fumetti, giocosi e sensibili, profondi e per tutti.
Oggi Osvaldo non c’è più ma la sua arte vive ancora, grazie anche al suo più grande ammiratore ed instancabile narratore: suo figlio Sergio. La Marco Lucchetti Art Gallery di Lugano lo ospita in una appassionante mostra ad ingresso libero delle opere di Cavandoli.
SG: L’idea di suo padre, di creare fumetti da una linea è davvero unica. Come è nata?
SC: Mio padre ha iniziato con i “Fratelli Dinamite” e poi si è messo in proprio. Allora, il lavoro d’animazione era veramente megagalattico, c’erano movimenti in passo 1 e per dare vita a qualche minuto di animazione ci volevano sei mesi. Da questo poi è passato al disegno, semplificandolo. La Linea è un personaggio semplice, senza fronzoli o dettagli. Nasceva con tratto e movimento, lasciando solo l’essenziale.
SG: Cosa voleva trasmettere con l’idea della linea che diventa vita e personaggi?
SC: I personaggi del film erano due: la linea e la mano. La mano è un personaggio molto importante, necessario per le vicende della linea. È come un Deus ex machina, il motore di tutte le vicende che riguardano questi personaggi. Possiamo vederli come una metafora della linea della vita: lungo di essa troviamo ostacoli, perplessità e a volte tanta felicità. La mano è il destino che crea ostacoli, burlona e dispettosa.
SG: Il più bel ricordo di suo padre? Le va di raccontarci un’esperienza?
SC: Il ricordo più bello che ho è stato quando una domenica mio padre prese la cinepresa da 8 millimetri ed il cavalletto e mi portò al parco a fare riprese video. Facemmo video a passo 1 e mi insegnò ad usare pellicole, obiettivi. È stato un solo giorno ma ha definito il mio mestiere della vita. Mi sono occupato delle riprese tv per tanti anni sotto diversi aspetti.
SG: Ogni volta che guardiamo quei fumetti, colpisce quel senso di pace e divertimento. Ma cosa crede lei che li renda importanti anche per il futuro?
SC: Proprio per il suo essere privo di dettagli non diventa vecchio. È un design semplice, che non diventa mai vintage, è sempre fresco. I bambini continuano a ridere quando lo vedono, piace anche alle generazioni nuove.
SG: Lei è un narratore instancabile delle opere di suo padre. Qual è il valore più grande che vuole trasmettere?
SC: Mio padre a 18 anni era disegnatore tecnico dell’Alfa Romeo ma ha sempre avuto l’idea di voler essere vignettista. Ha continuato per la sua strada e nel 1968 ha inventato la linea ed ha avuto successo. È una bella lezione per tutti la sua ostinazione per ottenere il lavoro che sogni, per chi ha un traguardo che vuole raggiungere. Inoltre, ha sempre lavorato da solo: lo chiamavano “L’artigiano del film d’animazione”, faceva tutto con le sue mani. Anche la macchina da presa era del ’20, quella del muto a manovella, e lui ha creato un esoscheletro per fare il passo uno a motore.
SG: Come è stato per lei crescere in mezzo ai fumetti? Sono un po’ parte della sua famiglia per lei?
SC: Io dico che La Linea è mio fratello, siamo nati tutti e due dallo stesso padre. Quando a scuola dicevo che mio padre era un disegnatore umoristico, quello de “La Linea” ero invidiato dai miei compagni ed ero sempre pieno di orgoglio. Inoltre, lui non mi ha mai forzato sotto nessun aspetto e ha sempre rispettato le mie scelte. Mi ha consigliato ma mai obbligato, mi ha insegnato il rispetto rispettandomi.
SG: Quali opere troveremo nella mostra della “La Linea”?
SC: Quando stavo riordinando e digitalizzando l’archivio, ho trovato non solo i film ma anche tavole e vignette di Linea. Nella mostra c’è una scelta di queste strip invece di tavole singole.
SG: È felice di essere invitato qui a Lugano? Come le sembra?
SC: Sono molto felice anche perché per rima volta che facciamo una mostra a Lugano. Io ci sono stato per lavoro, ho lavorato 10 anni con Enzo Regusci, della Polivideo. È da tanto che non vengo, e questa volta la vedrò sotto un altro aspetto, come ospite. È molto bella, un orgoglio per la Svizzera, una perla del lago.
martedì 19 aprile 2022
Dialogue: Chambers of Fine Art in Locarno: Interviews
We had the opportunity to interview one of the artists: Angela Lyn, the gallerist: Christophe W. Mao and the curator: John Tancock about the exhibition Dialogue: Chambers Fine Art at the Il Rivellino LDV Art Gallery in Locarno (CH).
martedì 5 aprile 2022
Dialogue: Chambers Fine Art in Locarno - Contemporary Art Exhibition
Venerdì 15 aprile 2022 dalle 17 .30 nel Centro Culturale il Rivellino LDV,
Via al Castello 1, 6600 Locarno
Dialogue è la sinergia venutasi a creare tra le due realtà promotrici in grado di connettere l’arte contemporanea Cinese con la realtà della Svizzera Italiana, che siamo sicuri farà la felicità dei cultori del genere nonché degli appassionati attenti alle nuove tendenze.
Le opere dei 10 artisti rappresentano quindi questa nuova via che idealmente connette Locarno a Pechino via New York, mostrando per la prima volta al pubblico quanto l’Arte Contemporanea Cinese sia una realtà d’attualità e di una forza espressiva inaudita alle nostre latitudini.
Ai Weiwei (Pechino, CN, 1957)
Angela Lyn (Winsor, UK, 1955)
Egami Etsu (Chiba, JPN, 1994)
Guo Hongwei (Sichuan, CN, 1982)
Pixy Liao (Shanghai, CN, 1979)
Song Honquan (Hebei Province, CN, 1978)
Taca Sui (Quingdao, CN, 1984)
Wang Dongling (Jiangsu Province, CN, 1945)
Wu Jian’an (Beijing, CN, 1980)
Yan Shanchun (Hangzou, CN, 1957)
Chambers Fine Art è una galleria d’arte specializzata in arte contemporanea cinese fondata a New York nel 2000. Da metà anni ‘80 cresce in Cina la consapevolezza dell’interesse internazionale nell’arte contemporanea, portando quindi alla realizzazione di una grande quantità di intrepide opere sperimentali prontamente riconosciute ed apprezzate dal pubblico occidentale, iniziando quindi ad apparire nelle fiere ed esposizioni internazionali come la Biennale od ancora Documenta.
Riconoscendo l’opportunità insita in questi lavori nell’essere maggiormente accessibile al pubblico occidentale, Christophe W. Mao aprì la sua galleria nel distretto di Chelsea - New York ad inizio millennio, creando così una delle prime gallerie specializzate in questa nicchia, spingendosi a finanziare il primo padiglione ufficiale cinese alla già citata Biennale. Vent’anni dopo è un particolare piacere poter usufruire degli spazi del Rivellino, il cui livello inferiore è stato attribuito a Leonardo da Vinci con la sua opera in merito alle fortificazioni del Castello Visconteo.
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