Foto © Laura Formenti - intervista di Michele Gavazza
Le 4 domande di Hashtag Magazine a Laura Formenti: attrice, comica e trampoliera come lei stessa si definisce:
HM: Quando ti sei accorta di avere i tempi comici?
LF: Me lo fece notare un regista con cui lavorai dieci anni fa, mi disse che quello era un mio dono naturale. In realtà non ho mai pensato di essere una persona particolarmente comica nella vita. Non sono mai stata la simpatica del gruppo. Ma evidentemente a volte abbiamo bisogno di esercitare i nostri talenti per scoprirli veramente
HM: Ti trovi più a tuo agio ad improvvisare o ad interpretare un personaggio seguendo un copione?
LF: Assolutamente a seguire un copione, meglio se il copione l'ho scritto io. Invidio molto i bravi improvvisatori. Io sono più riflessiva, ho bisogno di lavorare molto sul testo perché mi soddisfi appieno
HM: Recitare può essere una terapia?
LF: Recitare è un ottimo modo per conoscersi più a fondo indubbiamente. Ma credo che sia necessario per l'attore, come per il comico, saper tenere una distanza tra sé e quello che si racconta o interpreta. Il rischio di cadere nello psicodramma auto riferito è per gli artisti sempre dietro l'angolo. Le persone che vengono a vederti non lo fanno perché sono interessate a te, lo fanno per scoprire qualcosa di se stessi come in uno specchio
HM: potendo scegliere con chi ti piacerebbe lavorare? Attori o registi, attuali o del passato.
LF: Negli ultimi anni ho riscoperto il piacere di lavorare da sola. Di scrivere i miei testi, a quattro mani con l'autore Giuseppe Della Misericordia, e interpretarli in un one woman show. Perciò mi pongo sempre meno il problema di dover lavorare con qualcuno in particolare. Posso dire chi ho amato e ammirato come artisti: Charlie Chaplin, Dario Fo e Franca Rame, Gigi Proietti, Anna Marchesini, i Guzzanti, Gaber... ma la lista sarebbe infinita.
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