La 78ª edizione del Locarno Film Festival si è conclusa lasciando ancora una volta un segno profondo nel panorama internazionale. Dal 6 al 16 agosto, la città sul Lago Maggiore è diventata la casa del cinema d’autore, capace di intrecciare la scoperta di nuovi talenti con la celebrazione di icone mondiali. L’apertura con In the Land of Arto di Tamara Stepanyan, un viaggio intenso tra memoria e identità, ha dato subito il tono di un’edizione all’insegna della sensibilità e della ricerca artistica. La chiusura con Kiss of the Spider Woman di Bill Condon ha invece regalato un ultimo abbraccio di grande cinema al pubblico di Piazza Grande.
Il premio più ambito, il Pardo d’Oro, è andato al giapponese Two Seasons, Two Strangers di Sho Miyake, un film delicato e potente che ha conquistato la giuria per la sua capacità di raccontare l’intimità dei rapporti umani. «Non mi aspettavo una tale accoglienza», mi ha confidato Miyake con emozione subito dopo la premiazione. «Locarno ha una magia unica: ti senti parte di una comunità che vive e respira cinema in ogni angolo della città».
Tra le sorprese di questa edizione, anche White Snail di Elsa Kremser e Levin Peter, vincitore del Premio Speciale della Giuria. La loro opera, intensa e visionaria, ha saputo unire poesia visiva e dramma umano. «Per noi è stata una sfida enorme», hanno raccontato i due registi, «ma Locarno ci ha dimostrato che c’è un pubblico attento e pronto ad accogliere linguaggi diversi, anche coraggiosi».
Uno dei momenti più emozionanti del festival è stato l’omaggio a Lucy Liu, premiata con il Career Achievement Award. L’attrice americana ha presentato in Piazza Grande il film Rosemead, un dramma che l’ha vista impegnata in un ruolo intenso e personale. Sul palco ha ringraziato il pubblico con parole semplici ma sentite: «Essere qui a Locarno è un privilegio. Questa piazza, questa gente, la passione che si respira... tutto mi ricorda perché ho scelto il cinema: per condividere storie che toccano il cuore». Durante il nostro breve incontro, Lucy ha aggiunto sorridendo: «Non mi aspettavo una tale accoglienza in Svizzera, è un po’ come sentirsi a casa dall’altra parte del mondo».
Grande attesa anche per la presenza di Jackie Chan, accolto come una vera leggenda del cinema d’azione. In Piazza Grande, davanti a migliaia di spettatori, ha ricevuto una standing ovation che lo ha visibilmente commosso. «Ho girato film in ogni parte del mondo», mi ha confidato, «ma questa piazza, sotto le stelle, ha qualcosa di magico. Qui non contano solo i film, conta l’energia che arriva dal pubblico». Jackie ha poi scherzato sulla sua lunga carriera: «Non posso più saltare dai tetti come un tempo, ma vi prometto che continuerò a raccontare storie che facciano sorridere e emozionare».
Un altro momento memorabile è stato l’arrivo di Emma Thompson, che ha presentato una retrospettiva dedicata alle grandi protagoniste del cinema europeo. Con il suo inconfondibile humour britannico, ha conquistato il pubblico. «Locarno è un luogo che ti fa sentire libera», mi ha raccontato dopo la proiezione. «Qui si respira rispetto per il cinema e per chi lo fa. È raro trovare un festival che sappia unire calore umano e prestigio internazionale con tanta naturalezza». La sua presenza ha aggiunto profondità e raffinatezza a un’edizione già straordinaria.
Ma non solo cinema: quest’anno il festival ha regalato anche una sorpresa musicale di livello internazionale. Alla Rotonda, spazio di incontro e festa parallelo al programma ufficiale, il pubblico ha potuto assistere per la prima volta a Locarno al concerto della Premiata Forneria Marconi (PFM). Una performance che ha fatto vibrare il cuore della città, unendo generazioni diverse nel segno del rock progressivo italiano. L’energia della band ha trasformato la Rotonda in un palcoscenico di pura emozione, dimostrando come il festival sappia essere non solo cinema, ma anche cultura e musica a 360 gradi.
La cornice di Locarno, con la sua Piazza Grande trasformata in una sala a cielo aperto, ha confermato la magia unica di questo festival. Migliaia di spettatori si sono radunati ogni sera, dimostrando come la settima arte possa ancora essere un rito collettivo. Anche il regista americano Alexander Payne, premiato con il Pardo d’Onore alla carriera, ha voluto sottolineare questo aspetto: «Proiettare un film sotto le stelle, davanti a un pubblico così vasto, è una delle esperienze più autentiche che un cineasta possa vivere».
Accanto ai grandi nomi, non è mancato lo spazio per le nuove promesse. Le sezioni Cineasti del Presente e Pardi di Domani hanno presentato opere fresche, capaci di esplorare linguaggi originali. Il programma Locarno Residency ha inoltre selezionato tre giovani talenti, offrendo loro una preziosa mentorship che accompagnerà lo sviluppo delle loro future opere.
Questa edizione ha dimostrato che Locarno non è solo un festival, ma un crocevia di storie, incontri e passioni. Tra i vicoli e le piazze della città, tra un panino al volo, un caffè e una proiezione, registi e attori si sono mescolati al pubblico, confermando quella dimensione intima e al tempo stesso internazionale che rende Locarno unico.
E infine, un pensiero doveroso va a chi, con discrezione ma con instancabile dedizione, racconta il festival da dietro l’obiettivo: i fotografi del Red Carpet.
Sempre in corsa tra un arrivo e un saluto, sospesi tra il palco e realtà, sono loro a fissare nel tempo le emozioni di queste serate indimenticabili.
Grazie a questi fotografi, che non solo promuovono il Festival, ma anche la regione a costo zero, Locarno non vive solo nel ricordo di chi c’era, ma anche nelle immagini, raccontando il tempo che passa edizione dopo edizione.
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